Teatro

Massimo Romeo Piparo: "Senza un riassetto del teatro, pubblico e privato, ci sarà un'ecatombe occupazionale’’

Massimo Romeo Piparo
Massimo Romeo Piparo © Iwan Palombi

Teatro, televisione, riaperture rimandate e grossi problemi nel settore spettacolo dal vivo che sembrano infiniti: Piparo li affronta tutti. 

Non c’è pace per il teatro italiano. L’incertezza e diciamolo, una grossa dose di disinformazione, regna sovrana per lo spettacolo dal vivo. In questi mesi si sono rincorse promesse, nei confronti dei teatri privati, che tuttavia sono rimaste disattese.

Abbiamo approfondito, in questi mesi di pandemia da Covid-19, tutti gli aspetti con ogni categoria di lavoratori dello spettacolo. Oggi facciamo il punto della situazione con Massimo Romeo Piparo, produttore teatrale, direttore artistico del Teatro Sistina di Roma e del'Accademia Sistina (che prevede a breve l'apertura di una succursale in Sicilia). Piparo, attraverso l'ATIP - Associazione Teatri Privati Italiani di cui è presidente, ha cercato di dialogare con le istituzioni. Per tenere vivo il teatro (e dare lavoro ai suoi dipendenti) ha ideato un format televisivo che va in onda in prima serata su Rai3. Ma di fatto, tutto questo non è sufficiente. Cosa sta succedendo allo spettacolo dal vivo?

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Partiamo da una domanda generica: qual è la situazione attuale dello spettacolo dal vivo?
La situazione non lascia speranza, non si vede una piena ripresa come il 2019, prima della pandemia; anzi deve ancora esplodere nella totale drammaticità per il settore privato.

Si prevede la conferma della capienza al 50%, fino a quando sarà sostenibile questa situazione?
Questa situazione non è più sostenibile, tant'è che io oggi non riapro. Una riapertura è possibile solo a capienza piena e con il Green Pass come unico filtro.

Il Teatro Sistina, da teatro privato, quali strategie sta mettendo in atto?
Per far lavorare i dipendenti ho creato un programma televisivo. Tra ottobre e novembre verrà girato un film al Sistina, porto avanti il discorso della formazione con l'Accademia Sistina che dà soddisfazione. Ci inventiamo attività correlate ma non facciamo più i gestori di teatro. È difficile ipotizzare una produzione considerando la fatica della ripartenza e gli investimenti da sostenere.

Massimo Romeo Piparo - Foto di Iwan Palombi


Se anche questa stagione dovesse saltare per i privati, i contributi statali potranno comunque sopperire?
I contributi stanziati non bastano e porteranno all’allontanamento della qualità. Per i teatri pubblici, gli statali e lirici questi problemi non sussistono perché i dipendenti continueranno ad avere stipendio, dodicesima, tredicesima. Se non ci sarà un riassetto del teatro italiano, sia pubblico che privato, si arriverà a un'ecatombe occupazionale. Un vero peccato, perché il teatro privato porta lavoro ed è un volano economico.

Come ATIP, avete incontrato le istituzioni per confrontarvi sui problemi attuali del settore?
Non ci siamo mai fermati ma sta diventando frustrante perché noi anticipiamo le problematiche del settore e rimaniamo inascoltati. Siamo schiavi della burocrazia e sembra di vivere una continua campagna elettorale.

Sempre come Atip, state incontrando i candidati a sindaco di Roma. Ci sono margini di confronto o rimane – come di consueto – un pugno di promesse per recuperare voti?
I voti li chiedono tutti e per tutto. Stiamo incontrando i candidati per la città di Roma e ovviamente tutti sottolineano l'importanza della cultura, del presidio sociale che hanno i teatri. Ma questi sono slogan che conosciamo perché questo mestiere lo facciamo da sempre. 
Diventa fastidioso ascoltare che la cultura è un pilastro e poi non far seguire azioni e forti conseguenze, diventa una presa in giro. Noi chiediamo chi siano gli assessori, il loro programma; tranne la concretezza di Calenda che presenta pagine di programmi, sembra essere tornati indietro a 20 anni fa, quando si era deciso che Roma fosse un polo culturale ma in realtà è stata prodotta solo concorrenza sleale, a beneficio dei teatri pubblici. È stata tradita la mission creando difficoltà a noi privati che sulle operazioni economiche basiamo le nostre attività.

Massimo Romeo Piparo - Foto di Iwan Palombi


Sta andando in onda sulla Rai il programma ‘Ricomincio da Tre’, una tua idea. Oltre all'intrattenimento culturale, quanto fa bene al teatro parlare di teatro in tv?
E’ come l'aspirina per l'influenza. Con un programma che parla di teatro viene veicolato un importante messaggio, quello che dovrebbe essere stato e dovrebbe essere tutt'ora, aiutando il teatro a uscire da uno stato di sofferenza. Ma che non accade perché è frutto di politiche sbagliate. Il programma è una piccola finestra, in corsa è stato addirittura ridotto di durata, da tre puntate a due, la prima andata in onda sabato scorso e la prossima sabato 18 settembre in prima serata.  Lo spazio riservato a trasmissioni di questa tipologia dovrebbe essere maggiore perché è un vero servizio pubblico. Riscontrata la qualità di ‘Ricomincio da Tre’ dal Direttore di Rai3 Franco Di Mare, mi auguro si possa garantire una serialità del format.

Possiamo avere un’anticipazione sugli ospiti della prossima puntata?
Avendo ridotto lo spazio da tre a due puntate siamo riusciti a recuperare alcuni ospiti, quindi ci saranno Sergio Castellitto, Ugo Pagliai e Paola Gassman, il cast di Rugantino con Serena Autieri e Michele La Ginestra, Sandro Lombardi - che si occupa del tradizionale teatro di ricerca, Filippo Timi, Babilonia Teatri, Dacia Maraini, la Savignano... sono solo alcuni dei nomi che mi vengono in mente in questo momento!

Se le regole restrittive proseguiranno anche per questa stagione, quali saranno le sorti del Sistina, dei Teatri e delle produzioni private?
Per il Sistina, certo non più i grandi musical, quelli con 50 persone sul palco. I teatri privati che riaprono saranno un presidio sudato e a rischio. La situazione è molto complessa per i grandi teatri e gli spettacoli. Il teatro pubblico sopperirà alla mancanza di incasso con i contributi ricevuti, il teatro privato con le proprie tasche.

Era stato istituito un tavolo permanente dal Ministero per parlare con tutti gli organi. Esiste ancora o sono rimaste solo sedie vuote?
Mai più sentito nessuno. Tra l’altro un tavolo totalmente inutile, quelle volte che si è provato a discutere eravamo 80 rappresentanti in una conferenza zoom con a disposizione cinque minuti di tempo ciascuno per esporre le problematiche. Ma in una condizione del genere, di cosa possiamo discutere?